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Corte di cassazione – sentenza 6 febbraio 2017, n. 3052

MASSIMA:"Illegittimo il licenziamento comminato alla lavoratrice che al rientro al lavoro dopo l'assenza per gravidanza rifiuta di prendere servizio in un'altra città. Il rifiuto deve considerarsi giustificato in base all'articolo 1460 del codice civile in considerazione del fatto che l'imprenditore non aveva assunto una persona in sostituzione della donna in puerperio a tempo determinato ma aveva preso un altro dipendente a tempo indeterminato precostituendo le basi per la futura sostituzione definitiva della lavoratrice."    ...

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Corte di cassazione – S.U. sentenza 1° febbraio 2017, n. 2612

MASSIMA:"La Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza a favore dei Dottori Commercialisti è titolare del potere di accertare, sia all'atto dell'iscrizione ad essa, sia periodicamente, e comunque prima dell'erogazione di qualsiasi trattamento previdenziale, ed a tale limitato fine, che l'esercizio della corrispondente professione non sia stato svolto nelle situazioni di incompatibilità di cui all'art. 3 del d.P.R. n 1067 del 1953 (ora art. 4 del d.lgs. n 139 del 2005), ancorché quest'ultima non sia stata accertata dal Consiglio dell'Ordine competente. In particolare, detto autonomo potere di accertamento sussiste nel momento della verifica dei presupposti per l'erogazione del trattamento previdenziale, al...

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Corte d’Appello di Milano – 31 gennaio 2017, n. 32

MASSIMA:"Il principio di automaticità delle prestazioni previdenziali vale anche per le collaborazioni coordinate e continuative. La Corte di Appello di Milano condanna l’INPS all’accredito della contribuzione omessa dal committente in un rapporto di co.co.co. Infatti, sebbene la norma sull’automaticità delle prestazioni previdenziali – art. 2116 c.c. - si riferisca espressamente ai lavoratori subordinati, la circostanza che la quota di contributi a carico del prestatore venga trattenuta sul suo compenso, consente l’applicazione estensiva di tale principio anche al lavoro parasubordinato." ...

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Corte di cassazione – sentenza 31 gennaio 2017, n. 2510

MASSIMA:"Nell'ambito della dirigenza nell'impiego pubblico regionale, il capo dipartimento (nella specie, cultura, istruzione e beni culturali) della Regione Calabria, avendo la funzione di organizzare, coordinare e dirigere l’ufficio secondo le direttive generali degli organi di direzione politica che assiste, svolge un incarico rispetto al quale opera il sistema di cd. spoil system, rientrando esso nei cd. incarichi dirigenziali apicali che non attengono ad una semplice attività di gestione, ed essendo invece rapportabile alla direzione di strutture articolate al loro interno in uffici dirigenziali generali." ...

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Corte di cassazione – sentenza 26 gennaio 2017, n. 2011

MASSIMA:"La Suprema Corte rigetta il ricorso di un dipendente comunale che aveva invocato la tutela di cui all’art. 2103 cod. civ. (che garantisce l’equivalenza sostanziale delle mansioni in caso di mutamento), in ragione del fatto che ambedue le posizioni organizzative erano inquadrate dal C.C.N.L. nella medesima qualifica. In proposito, la Corte ribadisce che al pubblico impiego contrattualizzato è applicabile la diversa disciplina di cui all’art. 52 del D. Lgs. n. 165 del 2001, che consente l’incondizionato mutamento di mansioni all’interno della medesima qualifica, come individuata dalla contrattazione collettiva, anche indipendentemente dal rispetto del bagaglio professionale acquisito nella precedente fase del...

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Tribunale di Bergamo – 20 gennaio 2017

MASSIMA:"Il congedo di maternità spetta anche a chi ha preso in affido un minore secondo il diritto islamico, purché la procedura si sia svolta davanti ad un'autorità pubblica. Nel caso in oggetto l’I.N.P.S. nega l’indennità per congedo di maternità ad una lavoratrice sostenendo l’impossibilità di comparare la “kafala” con l’atto di affido rilasciato dai tribunali italiani. Invece, il Tribunale di Bergamo richiamando l’art. 65 della L. 218/95, che stabilisce l’efficacia sul territorio italiano di provvedimenti stranieri relativi ai rapporti di famiglia pronunciati da un’autorità estera e non contrari all’ordine pubblico, ritiene  di escludere la contrarietà del provvedimento estero all’ordine pubblico in base...

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Corte d’Appello di Milano – 11 gennaio 2017, n. 1629

MASSIMA:"Costituisce discriminazione ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di maternità  ai sensi dell'art. 25, comma 2-bis del D.Lgs 198/2006, tra i quali rientra anche l’insofferenza datoriale all'utilizzo dei congedi riconosciuti alla madre dalla legge. La Corte milanese individua come causa del licenziamento le condotte di evidente insofferenza della società verso gli istituti di tutela della maternità usufruiti dalla lavoratrice, condotte tali da costituire elementi presuntivi rilevanti ai sensi all’art. 40 del D.Lgs. 198/2006." ...

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Tribunale di Milano – 10 gennaio 2017, n. 37

MASSIMA: "L’art. 4 del CCNL dei Giornalisti sancisce il diritto del giornalista ad essere stabilmente assegnato ad una testata che deve essere indicata nella lettera di assunzione. Nel caso in esame il giudice ha ritenuto che le modifiche di incarico, pur possibili, devono garantire una sufficiente continuità nello svolgimento della prestazione lavorativa. Sicché la grave crisi economica che ha colpito la società convenuta non giustifica la violazione dell’art. 2103 c.c. e dell’art. 4 del CCNL e la scelta di non procedere ad un licenziamento per motivi oggettivi non consente una gestione del rapporto incompatibile con il fattivo sviluppo della professionalità del lavoratore."   ...

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Tribunale di Torino – 28 dicembre 2016, n. 25780

MASSIMA:"È discriminatoria la condotta del datore di lavoro che, dopo essersi avvalso della prestazione di una lavoratrice mussulmana tramite contratti di somministrazione e a termine, non procede all'assunzione a tempo indeterminato in ragione della sua nazionalità. Nel caso in esame il giudice, al fine di accertare la sussistenza di una discriminazione, prende in esame il dato statistico dello scarsissimo numero di dipendenti extracomunitari della società convenuta, ma anche e soprattutto le dichiarazioni rese dal superiore gerarchico della lavoratrice durante un colloquio con la stessa, in cui si evince la volontà di escluderla dall’assunzione proprio a causa delle sue origini. " ...

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