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Corte costituzionale – sentenza 27 gennaio 2017, n. 28

MASSIMA: "È ammissibile il referendum abrogativo avente ad oggetto le seguenti disposizioni: ­ artt. 48, 49 (come modificato, al comma 3°, dal d. lgs. N. 185/2016) e 50 d. lgs. 15 giugno 2015, n. 81, recante " Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'art. 1, comma 7°, legge 10 dicembre 2014, n. 83 (voucher)" ...

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Corte costituzionale – sentenza 27 gennaio 2017, n. 27

MASSIMA:"È ammissibile il referendum abrogativo avente ad oggetto le seguenti disposizioni: ­ art. 29, d. lgs. 10 settembre 2003, n. 276, recante "Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30", comma 2°, limitatamente alle parole "Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative del settore che possono individuare metodi e procedure di controllo e di verifica della regolarità complessiva degli appalti," e alle parole " Il committente imprenditore o datore di lavoro è convenuto in giudizio...

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Corte costituzionale – sentenza 27 gennaio 2017, n. 26

MASSIMA:"È inammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183) e dell'art. 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento) con riferimento al comma 1 "limitatamente alle parole "previsti dalla legge o determinato da un motivo illecito determinate ai sensi dell'art. 1345 del codice civile"; comma 4°, limitatamente...

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Corte Costituzionale – sentenza 11 gennaio 2017, n. 7

MASSIMA:"È costituzionalmente illegittimo l’articolo 8, comma 3, della l. 135/2012 (c.d. decreto spending review) in riferimento agli artt. 3, 38 e 97 Cost., nella parte che stabilisce che le somme derivanti dalla riduzione delle spese siano versate ogni anno dalla Cassa di Previdenza dei Dottori commercialisti in apposito capitolo del bilancio dello Stato. La sentenza ha motivato, tra l’altro, che tale disciplina della l. 135/2012 non corrisponde ai canoni della ragionevolezza, né alla tutela dei diritti degli iscritti alla Cassa di Previdenza." ...

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Corte di giustizia UE – sentenza 21 dicembre 2016, causa n. C-201/15 – Aget Iraclis

MASSIMA:"«Un datore di lavoro, in mancanza di accordo con i rappresentanti dei lavoratori su un piano di licenziamento collettivo, può procedere al suddetto licenziamento solo se l’autorità pubblica nazionale competente alla quale tale piano deve essere notificato non adotta, nel termine previsto dalla summenzionata normativa e in esito all’esame del fascicolo e a una valutazione delle condizioni del mercato del lavoro, della situazione dell’impresa nonché dell’interesse dell’economia nazionale, una decisione motivata con la quale è negata l’autorizzazione a realizzare, in tutto o in parte, i licenziamenti prospettati». Ad affermarlo è la Corte di giustizia dell’Unione europea chiamata a pronunciarsi su...

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Corte di cassazione – sentenza 7 dicembre 2016, n. 25192

MASSIMA:"In caso di soppressione di un posto di lavoro, la scelta del dipendente da licenziare tra più lavoratori fungibili deve basarsi sui principi di correttezza e buona fede. Ponendosi poi il problema di individuare i criteri obbiettivi che concretizzino il principio, la Corte fa riferimento a quelli della anzianità e dei carichi di famiglia, senza escludere l’utilizzabilità di altri criteri, purché razionali e che consentano la graduazione tra i vari lavoratori. Nel caso esaminato, la Corte, dopo aver ribadito le regole indicate, ha valutato corretto il licenziamento del dipendente più costoso per l’impresa, meno produttivo e in condizioni economiche migliori...

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Corte di Cassazione – sentenza 6 dicembre 2016, n. 51897

MASSIMA:" La Sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che l’installazione ed il monitoraggio dell’attività dei lavoratori costituisce reato penale in caso di assenza dell’accordo sindacale o di autorizzazione degli ispettori della Direzione territoriale del Lavoro. Il reato sussiste anche a seguito delle modifiche apportate dal c.d. Jobs Act all’art. 4 della Legge 300/1970,  (articolo 23 del Decreto legislativo n. 151/2015)."  ...

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Corte di cassazione – sentenza 5 dicembre 2016, n. 24803

MASSIMA:"In tema di licenziamento per giustificato motivo oggettivo spetta al giudice il controllo sull’effettività del motivo addotto dal datore di lavoro. La regola è qui ribadita in un caso in cui l’impiegato amministrativo di un centro medico era stato licenziato con la motivazione di una sfavorevole situazione del settore sanitario che aveva determinato la chiusura di un reparto aziendale, la drastica riduzione dei ricavi aziendali e la necessità di disporre di un nuovo assetto organizzativo più economico. La Corte conferma la valutazione d’illegittimità del licenziamento effettuata dai giudici di merito, che avevano accertato che il reparto chiuso era stato riaperto...

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Corte di giustizia UE – sentenza 1° dicembre 2016, causa C-395/15 Daouidi

MASSIMA: "La nozione di disabilità per le norme protettive e antidiscriminatorie dell’Unione europea è riferita a menomazioni “durature”. In un giudizio d’impugnazione del licenziamento di un dipendente spagnolo affetto da inabilità temporanea ma di durata incerta conseguita a seguito di infortunio, si era posto il problema giuridico se una tale situazione fosse riconducibile a quella di una menomazione duratura e quindi se il licenziamento da essa causato dovesse o non ritenersi discriminatorio secondo il diritto comunitario. In merito, la Corte di giustizia, alla quale era stato rimesso il relativo quesito interpretativo, ha escluso che tale circostanza sia di per sé tutelabile con...

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Tribunale di Bari – sentenza 1° dicembre 2016, n. 53589

MASSIMA:"Il datore di lavoro è tenuto, anche in forza degli sviluppi del diritto dell'Unione Europea, ad adottare gli "accomodamenti ragionevoli" necessari per consentire al lavoratore in condizione di handicap grave di proseguire nello svolgimento della prestazione di lavoro. Un lavoratore, affetto da sclerosi multipla, agisce in via d'urgenza nei confronti della datrice di lavoro che, dopo avere inizialmente adattato le sue mansioni alla sopravvenuta disabilità, in un secondo tempo lo aveva invece collocato in aspettativa, ritenendolo nell'impossibilità di svolgere la prestazione di lavoro. Il giudice, dopo aver ricostruito la nozione comunitaria di handicap (e l'evoluzione della legislazione italiana, anche alla...

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